I buoni pasto sono diffusi ed efficaci in quanto riescono ad aiutare concretamente lavoratori dipendenti, autonomi e subordinati. In tempi in cui l’inflazione sui beni di consumo (anche primari) cavalca, è fondamentale garantirne la diffusione
L’inflazione media ha attualmente raggiunto l’8% e il suo effetto inizia a farsi sentire anche sui bilanci delle famiglie italiane. Con l’aumento dei prezzi molti potrebbero vedere diminuire il proprio potere d’acquisto, con conseguenze rilevanti sull’economia e sulla soddisfazione complessiva. Sotto il primo aspetto molti esercenti (in particolare operanti nel settore della ristorazione e della vendita di alimentari) potrebbero essere costretti alla chiusura; sotto il secondo aspetto, invece, si potrebbe registrare un’insoddisfazione diffusa dei lavoratori rispetto al trattamento economico.
I buoni pasto sono un aiuto conveniente per il datore di lavoro e per il dipendente
Ad oggi i buoni pasto e – più in generale – i benefit di welfare aziendale possono tamponare l’effetto di un’inflazione fuori scala. Si tratta di una scorciatoia per aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti senza gravare sui bilanci aziendali.
I buoni pasto, in particolare, godono di benefici fiscali molto interessanti. Se erogati fino alla soglia di 8 euro giornalieri (formato digitale) o 4 euro giornalieri (formato cartaceo) non vengono conteggiati nella tassazione del reddito dipendente. Il datore di lavoro, dalla parte sua, può godere di deducibilità del valore dei buoni pasto senza alcun limite, di detrazioni sull’IVA per l’acquisto degli stessi (comunque agevolata al 4%). In altre parole, lo stato, attraverso questa fiscalità agevolata, si impegna per incrementare la concessione di questo tipo di welfare aziendale.
Nel Decreto Aiuti una riduzione delle commissioni per gli esercenti
Nodo spinoso che limitava parzialmente la fruizione dei buoni pasto era relativa alle commissioni per gli esercenti, in alcuni casi ritenute alte. Con una nuova norma contenuta nel Decreto Aiuti la già ampia rete di negozi che accettano i buoni pasto è destinata ad aumentare radicalmente. Un tetto alle commissioni pari al 5% sarà applicato sull’incasso dei buoni pasto. Seppur con un piccolo sacrificio da parte delle casse statali, la fruizione dei buoni pasto sarà più semplice e decisamente agevolata.
I buoni pasto aiutano a rimanere competitivi
Nel periodo post-pandemico in molti hanno rivisto i propri progetti di vita: ciò significa che – non infrequentemente – i dipendenti di una data azienda abbiano deciso di accettare altre offerte in cui era prevista maggiore flessibilità (smart working, più ferie e altre agevolazioni). Offrire i buoni pasto ai propri dipendenti migliorerà la soddisfazione dei dipendenti, inducendoli quindi a continuare a lavorare in azienda anche in presenza di offerte leggermente migliori. In un mercato del lavoro flessibile anche le aziende dovrebbero rimanere competitive e assicurarsi la collaborazione di professionalità di spicco. Il welfare aziendale è un modo intelligente, efficace ed economico per risultare interessanti e attrattivi nei confronti dei lavoratori più competenti e qualificati.
Come si è visto i pro superano di gran lunga i contro: non resta che trovare il circuito idoneo e concedere i buoni pasto digitali o cartacei ai propri collaboratori.