Utilizzare i buoni pasto elettronici per i propri dipendenti e collaboratori è sempre più conveniente sia dal punto di vista organizzativo che fiscale. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla normativa fiscale in materia di buoni pasto
Il buono pasto è fra gli strumenti di welfare più utilizzati dalle aziende italiane. In assenza di mensa aziendale o convenzioni con attività di ristorazione collettiva, fornire ai lavoratori dei buoni pasto elettronici consente sia di ordinare cibo già pronto da una vasta rete di bar o ristoranti, sia di fare la spesa al supermercato.
La normativa fiscale vigente rende particolarmente conveniente per il datore di lavoro acquistare dei buoni pasto, specialmente se elettronici. A partire dalla Legge di Bilancio 2020 si è cercato di incentivare, con ottimo riscontro, l’uso dei buoni digitali rispetto ai cartacei. Le amministrazioni aziendali, quindi, possono sia gestire meglio l’erogazione dello strumento di welfare, sia ottenere vantaggi fiscali interessanti.
Buoni pasto: deduzioni e detrazioni fiscali
I buoni pasto, come si è accennato, godono di regole molto vantaggiose per le aziende. Non vi si applica, ad esempio, il limite del 75% per la deduzione (come avviene per le normali spese di vitto e alloggio). L’IVA per l’acquisto dei voucher elettronici, inoltre, è limitata al 4% ed è interamente detraibile.
Tali agevolazioni, però, sono da considerarsi valide solo nel caso si offra il buono a una platea omogenea di dipendenti. In altre parole il buono pasto va consegnato con criteri di equità alle categorie selezionate. In caso contrario decadono i benefici fiscali e le somme corrisposte concorrono a formare reddito tassabile ai fini IRPEF.
Tassazione azzerata per i dipendenti: come funziona?
Lo strumento di welfare conviene anche e soprattutto ai lavoratori. Secondo le recenti direttive dell’Agenzia delle Entrate, il buono pasto è assimilabile a retribuzione in denaro (e non in natura), ma non è soggetta a tassazione. Il tutto, però, entro determinati limiti. I classici blocchetti cartacei sono esentasse sono nel limite di 4 euro al giorno, valore raddoppiato per i buoni elettronici, che sale a 8 euro al giorno. Unica eccezione: nel caso non ci fossero attività di ristorazione nei paraggi della sede aziendale, il valore deducibile dei buoni cartacei sale a 5,29 euro.
Naturalmente le soglie rimangono valide anche qualora il datore di lavoro decida di offrire buoni pasto giornalieri più consistenti. Nel caso – ad esempio – il valore del buono raggiunga i 10 euro, il dipendente sarà tassato semplicemente sui 2 euro eccedenti, e non sull’intero importo.
Buoni pasto per liberi professionisti e partite IVA: come funziona?
Anche i liberi professionisti e le partite IVA senza dipendenti possono richiedere e utilizzare i buoni pasto. I vantaggi organizzativi restano invariati: sarà possibile pagare in tutta semplicità e usufruire della fatturazione unificata mensile. Dal punto di vista fiscale, invece, rimangono i benefici fiscali, ma viene ripristinato il limite di deducibilità del 75% (sempre nel limite del 2% del fatturato). Rimane comunque un vantaggio a cui è difficile rinunciare!