I buoni pasto sono sicuramente una delle misure di welfare aziendale più comuni e più amate dagli italiani. Ma cos’è il welfare aziendale e come funziona?
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Per quanto sarebbe riduttivo dare una sola definizione, potremmo descrivere il welfare aziendale come una serie di vantaggi che l’azienda offre al proprio dipendente per migliorarne e agevolarne il benessere, a volte anche quello familiare. Buoni pasto, prestazioni sanitarie, previdenza integrativa e trasporti sono solo alcuni dei vantaggi e servizi che l’azienda può offrire ai propri dipendenti (alcune offrono addirittura 8 ore di permesso pagate per curare i propri animali!)
Ma torniamo ai buoni pasto, che sono sicuramente la forma di welfare più apprezzata dai dipendenti (e non) italiani. Infatti molti lavoratori autonomi non lo sanno, ma potrebbero usufruire tranquillamente dei buoni pasto proprio come fanno i dipendenti, godendo oltretutto di notevoli vantaggi fiscali. I buoni pasto possono essere tranquillamente utilizzati in tutti gli esercizi convenzionati che sono circa 150 mila in tutta Italia di cui 40 mila digitalizzati.
Già più di un milione e mezzo di utilizzatori sta risparmiando grazie ai buoni pasto. Infatti, sia le aziende che i dipendenti possono dedurre i costi e detrarre l’IVA. Da settembre 2017, inoltre, è possibile cumulare fino a 8 buoni ed è stata ampliata la possibilità di spenderli anche in agriturismi, mercati e produttori diretti.
Tornando ai pro riguardanti il welfare aziendale c’è da dire che l’adozione di buoni pasto ha delle ricadute assolutamente positive per le aziende. Infatti, incrementa il potere di acquisto dei dipendenti e aumenta il senso di appartenenza e inclusione nei confronti dell’azienda. Si potrebbe anche dire, in un certo senso, che scoraggia i dipendenti dell’azienda a mancare: i buoni vengono assegnati in base ai giorni effettivamente lavorati.
Inoltre, alcuni sistemi di buoni pasto sostengono le nuove abitudini lavorative come ad esempio lo Smart Working, ovvero la possibilità di lavorare da remoto (da casa o da qualsiasi altro posto che non sia l’ufficio). Quindi l’azienda riconosce al lavoratore il diritto di ricevere il buono pasto nonostante lavori “a distanza”.
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